I monti Marsicani

Un lungo concatenamento sulle vette centrali del gruppo

Tutta questa inverosimile cavalcata che sto per descrivere sul gruppo del Marsicano nasce da un desiderio smodato e antico di Diego. Forse occorre usare l’unità di misura dei decenni per risalire al progetto che aveva concepito, di toccare in una unica soluzione tutte le vette del gruppo. Le ipotesi costruite da Diego erano tante e tutte poste sul piatto delle alternative pur di trovare dei compagni di avventura. La solita partenza antelucana, il pernotto in cresta per dividere la grande traversata in due giorni, il pernotto in zona per avere modo di anticipare la partenza. E’ stato difficile trovare l’accordo; per me significava salire sul gruppo per la terza volta e conoscevo la lunghezza del percorso e il dislivello iniziale; devo dire che un certo ostracismo all’idea l’ho evidenziato con forza fin da subito. Alla fine la perseveranza di Diego e la grande discussione che ha scatenato ha avuto la meglio ed il progetto si è concretizzato anche con una notevolissima adesione dell’intero gruppo Aria Sottile. All’appello mancavano solo i due Giorgio, l’uno impegnato ancora nel trasloco di casa mentre l’altro soverchiato dagli impegni di lavoro e Alessandro con Elena non molto propensi alle alzatacce e alle fatiche immani già preventivate. Da contropartita faceva l’ingresso nel gruppo di Domenico e le conferme di Luca e Gaetano alle loro seconde uscite sotto il marchio Aria Sottile. Ovviamente oltre a me che scrivo, Diego, ideatore dell’impresa e Massimiliano. L’architettura del progetto è nello stesso tempo semplice e ardita; si potrebbe riassumere, per chi volesse cimentarsi in una suggestiva ripetizione nel seguente schema : si tratta di un percorso ad anello. Lasciamo una delle tre auto in prossimità del campeggio alle porte di Opi, ci consentirà al ritorno di recuperare le auto che nel frattempo ci permettono di raggiungere il luogo di partenza che si trova lungo la provinciale Marsicana che da Opi conduce a Villetta Barrea. A circa 5 chilometri da Opi, in coincidenza di un parapetto in muratura di un piccolo ponticello si trova l’inizio del percorso F10 contraddistinto dalle consuete bandierine bianco/rosse, 1050 metri s.l.m circa; attenzione ai segnali che sono posti sul parapetto in muratura e su un paletto di legno adibito a sostegno del recinto. Sono le 7 in punto quando partiamo. Per un sentiero evidente e per agili tornanti all’interno di un leggero bosco si percorre il vallone fino allo Stazzo del Forcone, a 1650 metri s.l.m circa , evidente capanna in muratura posta ormai fuori dalla vegetazione. La si raggiunge in circa due ore, anche se l’andatura inferocita imposta da Luca ce lo ha fatto raggiungere in poco più di un’ora e venti. Dallo stazzo il sentiero si infila prima in cresta ad oltrepassare una dorsale del M.Forcone e poi all’interno del canalone che divide questo dal M.Calanga. Dalla cresta di questa dorsale è già visibile la croce di vetta del Calanga, ma la meta vicina è solo una illusione. Il sentiero continua evidente fino alla sella già visibile, ma ormai in quota, a circa 2000 mt. abbiamo preferito abbandonarlo per aggredire la ripida pagina sulla nostra destra che conduceva immediatamente sulla vetta del Forcone. Il versante è molto ripido e faticoso, va preso compiendo continui tornanti senza sentiero definito per non farsi piantare sulle gambe, ma permette, nell’ottica del giro da compiere, di risparmiare percorsi viziosi sulle creste. Una quarantina di minuti di estenuante salita e i panorami della vetta del Forcone ci si aprono immensi ed imponenti. Il lago di Villetta Barrea incastonato tra i gruppi dominati dal M.Greco e da M.Petroso fa immediatamente dimenticare tutta la stanchezza accumulata. Sono le ore 10. Una mezz’ora di sosta rigeneratrice e si riprende la cresta verso nord. Evidente sulla destra la cresta sottile che da una delle anticime del Marsicano conducono al M.Ninna, prossima tappa dell’ambizioso giro. Dalla vetta dell’anticima che sulle carte è solo una quota a 2252 mt,, per altro più alta di quella del Marsicano stesso, si allunga una stretta, ripida nel tratto iniziale e corta cresta che conduce al Ninna. La si percorre in circa 30 minuti. Il primo tratto è leggermente esposto e in brevi tratti aereo; occorre cimentarsi in facili e divertenti passaggi di 1° e 2° grado, che si superano agevolmente. Nel frattempo si sono fatte le ore 11,20. Va detto che la vetta del Ninna e solo quella , non la cresta, è zona integrale del parco. Chi vuole essere ligio alle regole è avvisato. La vista dal Ninna è notevole sulle pareti ripide della dorsale est del Marsicano. Quasi impossibile dal Ninna è scendere direttamente all’interno della valle Orsara per raggiungere il frontale Monte della Corte per la eccessiva pendenza dei versanti (era il progetto iniziale di Diego). Obbligatorio quindi tornare sui propri passi e riguadagnare la dorsale principale del gruppo. Da qua , in 15-20 minuti, alle ore 12.00 si è sulla vetta del Marsicano a 2245mt, la più alta ( evidentemente non è proprio così vista la quota descritta in precedenza) elevazione dell’intero percorso contraddistinta da un ometto in pietre di notevoli dimensioni. Dalla vetta del gruppo si prende ad ovest per un percorso non tracciato verso l’evidente croce del M.Calanga posta a quota 2168mt. Stupenda la vista sulla valle sottostante, sulla val Fondillo, su Opi e sui monti rocciosi e affascinanti del Petroso, Rocca Altiera e le Mainarde tutte. Si riprende senza risalire il Marsicano, mantenendosi in quota per risparmiare le gambe fino alle selletta sotto l’anticima del Marsicano, la raggiungiamo alle ore 12,50 e ci concediamo una sosta. Davanti la lunga e facile cresta che si allunga dentro la valle Orsara e che raggiunge la prossima meta del lungo giro in programma. Dopo 20 minuti di sosta, di più non è concesso vista la lunghezza del sentiero ancora da percorrere, riprendiamo verso il Monte della Corte. La cresta che si protende verso il cuore del gruppo è ampia, agile e senza grossi dislivelli. Dopo 30 minuti circa raggiungiamo la vetta solo in 4, oltre a me Luca, Diego e Massimiliano. Siamo giunti alla quota 2182 alle 13,50. Sicuramente non entusiasmante dal punto di vista alpinistico la cima offre un grande punto di osservazione all’interno del gruppo del Marsicano- Parco Nazionale d’Abruzzo. Verso il primo lo sguardo è davvero totale e avvolgente, più completo che dal Ninna. Tutti i monti sono davanti a noi, il Ninna con dietro il Forcone e tutta la verticale dorsale del Marsicano fino alle morbide elevazioni delle due Serre delle Cappelle che sono le nostre prossime mete. Verso Ovest, la Montagna Grande col Terratta, Argatone e le Serre di Carapale che abbiamo visitato solo poche settimane fa. La sensazione è quella di essere lontani e isolati dal mondo. Ancora più vicino il Godi e il M.del Campitello e dietro verso sud il gruppo del Greco più che mai vicino. Riprendiamo a scendere dopo 15 minuti in cui ci siamo goduti la solitudine del posto e ci ricongiungiamo al resto del gruppo che ci ha atteso in sella. Un cambio di programma deciso sul momento studiando la configurazione del terreno ci porta a decidere di non risalire la ripida Anticima del Marsicano ma di buttarci dentro la valle all’interno del circo glaciale del Marsicano che ci consente di risparmiare il percorso e portarci immediatamente al di sotto delle due Serre delle Cappelle. Diego e Luca decidono di completare il percorso studiato all’origine e allungano dentro la valle per salire direttamente la Serra della Cappella Nord. Di ritorno toccheranno anche la Serra Sud. Io con Gaetano , Massimiliano e Domenico tagliamo la valle per salire in corrispondenza di Colle Angelo, immediatamente sotto la Serra della Cappella Sud. Un brevissimo tratto di neve ci impegna ancora in uno scalettamento prima di raggiungere la cresta dove attendiamo i due in avanscoperta sulle Serre. In ordine sparso e con tempi diversi ci ricongiungiamo all’altezza del sentiero F6 sotto il Marsicano al limite del bosco. Il resto della giornata è una veloce discesa verso Opi che raggiungiamo verso le 19 e dove ci attende una delle tre auto lasciata appositamente. Raggiungiamo le auto lasciate sulla Marsicana e ricostituiamo il gruppo per tornare verso la capitale. Dodici ore di cammino e 20 chilometri di percorso. Più di 2000 metri di dislivello complessivo in salita e altrettanti in discesa. Un’impresa che si fa sentire nelle gambe ma non nello spirito. Questa la storia cronologica della giornata. Tante le impressioni emozionali ed umane da portarsi dentro invece; le cito per quello che sono i miei ricordi e le mie riflessioni del prima e del dopo. Le persone del gruppo: Domenico si cimentava per la prima volta con noi e con le escursioni montane; un battesimo impegnativo e che non ho tenuto nascosto, ma che credo sia stato sottovalutato dallo stesso. Si è impegnato subito sul passo dello scatenato Luca e dopo un’ora non ha retto il ritmo imposto compromettendo l’intera giornata. Giunto in cresta tra immense fatiche e scompensi alimentari ha recuperato con soste prolungate e strategiche. Saltando qualche vetta ha saputo tenere duro ed ha chiuso brillantemente la giornata. Una grande prima prova. Forse un inconfessato incubo che mai ammetterà. Poi Luca, alla sua seconda uscita col gruppo che ha confermato tutte le sue enormi potenzialità fisiche ed il grande entusiasmo che riversa verso la montagna. Una sorta di battaglia verso le pendenze che affronta di slancio e senza strategie di sorta. Mi ricorda i miei primi entusiasmi, la voglia di scoprire e di conquistare che avevo. Godendo di una forma fisica strepitosa fa diventare semplice qualsiasi dislivello; è sempre il primo ad arrivare in vetta e quando lo si raggiunge è lì che ti aspetta con un sorriso che somiglia a quello dei bambini che hanno ricevuto in premio un dono. Mi piace di lui l’entusiasmo che ci mette, la curiosità e la consapevolezza dello spettacolo che riesce a godere tramite il suo sforzo. Insieme a Diego, completando il giro in programma compie un autentico record in numero di vette raggiunte nell’arco della stessa giornata. Diego è stato l’architetto della giornata. Ha studiato il percorso, lo ha dovuto modificare per le posizioni di chi conosceva il territorio ma lo ha vissuto con uguale passione. Ha compiuto una autentica cavalcata fino a toccare tutte le 8 vette sognate. Sempre instancabile forza trainante che lo fa un riferimento in costanza e determinazione, ha combattuto con Luca la testa del gruppo. Come sempre ha dimostrato di essere un grande camminatore ed un instancabile supporto agli altri. Massimiliano è la presenza silenziosa del gruppo. Passo costante e lento sembra sempre dare l’impressione di mollare ed è invece sempre con te in tutte le conquiste. La indubbia presenza saggia del gruppo che sa rivelare le doti migliori in prossimità dei terreni rocciosi. Da sicurezza per il suo procedere costante e metodico e in questa giornata è stato un autentico supporto alle fatiche impreviste di Domenico. Devo dire che il suo stile dell’andare in montagna comunica sempre una enorme serenità e sicurezza. Poi Gaetano, che conosco poco ma che come in precedenza mi ha comunicato il gusto del camminare in montagna e la certezza che con metodo e il giusto passo si possono raggiungere tutte le mete. Il resto della giornata è fatto di natura e di elementi atmosferici. Della pioggia che con due scrosci nelle prime ore della giornata ci ha costretto ad indossare le protezioni anti acqua e delle nubi dense e scure che in vari momenti ci hanno fatto dubitare sulla fattibilità del progetto. Del vento che in quota è stato l’autentico protagonista della giornata. Un vento teso e forte; non freddo ma a tratti fortissimo tanto da compromettere la stabilità lungo i percorsi e da far preferire linee lontane dalle creste. Eravamo, una volta in vetta, alla continua ricerca di situazioni sotto vento che ci mettessero in condizioni di riposare le orecchie percosse continuamente dal rumore del vento stesso. E i panorami. Dal Forcone, quello immenso a calamitante, che da sul lago di Villetta Barrea, che da sul massiccio del Greco e sul bosco della Camosciara e sulle rocce del Petroso. Quello dal Calanga, un autentico balcone strapiombante che domina la Val Fondillo e Opi . Quello dal Monte della Corte che ti fa sentire esattamente al centro delle montagne di tutto il mondo, che domina il gruppo del Marsicano , della Montagna Grande, che ti fa sentire isolato da tutto. Era la terza volta che salivo su questo gruppo; ed è stato come se ci fossi salito per la prima. Un progetto ambizioso, lungo ed estenuante, che forse solo la compattezza del gruppo ha reso quasi semplice e leggero. Un angolo di Appennino che ora posso dire di conoscere davvero, ma che sono sicuro, chissà quando, sarà ancora capace di riservare altre sorprese.